[REVIEW PARTY] "Electric State" di Simon Stålenhag
Buongiorno lettori!
Oggi vi parlerò di questa piccola perla made in Oscar Mondadori. Ringrazio tantissimo Emanuela di Il mondo di sopra per aver organizzato l'evento e la Oscar per avermi fornito il file digitale.
Una ragazza fuggita di casa e il suo piccolo robot giallo sono in viaggio verso Occidente attraverso un insolito paesaggio statunitense. Le rovine di giganteschi droni da battaglia sono disseminate per le campagne, ammucchiate insieme ai resti abbandonati di una civiltà ipertecnologica e consumistica, ormai in declino. A mano a mano che la loro auto si avvicina all’estremità del continente, il mondo fuori dai finestrini sembra disfarsi sempre più velocemente, come se, da qualche parte oltre l’orizzonte, il cuore vuoto della civiltà stesse infine per collassare.
Faccio una premessa: come sapete sono una lettrice abbastanza versatile visto che mi dedico spesso a manga e fumetti, ma raramente mi è successo di rimanere a bocca aperta davanti a delle tavole. Con Electic State mi è successo.
La storia presenta due point of view: quello di Michelle e quello di un narratore sconosciuto.
Il primo mi è arrivato come se fosse un diario ove la nostra protagonista segnava ogni spostamento insieme al suo robot giallo; il secondo, invece, mi è sembrato molto di carattere informativo, come se fosse una lezione e mi aiutasse a comprendere ogni sfaccettatura del mondo in cui sono stata catapultata pagina dopo pagina.
Electric State e il suo narratore sconosciuto ci raccontano di un mondo stravolto dallo sfondo arido, ambientato negli Stati Uniti alla fine degli anni novanta, precisamente nel '97, in cui è comune imbattersi in un cadavere con addosso uno strano apparecchio. Infatti il neurocaster, o Sentre Stimulus TLE, ci viene presentato come un visore per la realtà virtuale (o VR) che si è rivelato essere quasi come una droga capace di alterare la capacità cognitiva delle persone.
Michelle e il suo robottino giallo Skip ci portano con loro nel viaggio verso quella che era la bellissima San Francisco: c'è qualcosa che Michelle deve recuperare a qualsiasi costo in una casa vicino all'Oceano Pacifico.
Pagina dopo pagina, tavola dopo tavola, mi sono sentita intrappolata nel racconto: angoscia e inquietudine facevano da sfondo alla storia di Michelle e Skip, ai ricordi della ragazza che piano piano ci venivano svelati e alle tavole mozzafiato.
Sono sinceramente rimasta soddisfatta di quest'opera, compreso del suo finale che lascia la chiave di lettura al lettore e alla sua interpretazione: sono tavole silenziose ma che al contempo pregne di significato e speranza.
Il mio voto per quest'opera è:
Vi consiglio caldamente quest'opera, magari con una bella tazzona di camomilla al vostro fianco: riuscirà a colpirvi e a voler leggere altro dell'autore.
Vi lascio la scheda dell'autore e alla prossima lettura!
Federica.
Simon Stålenhag, nato a Stoccolma nel 1984, è artista digitale, sviluppatore di videogiochi e musicista, ma soprattutto è un acclamato concept designer, le cui opere di iperrealismo sci-fi hanno suscitato grande interesse sul web soprattutto da quando, nell'agosto 2013, sono apparse sulla rivista americana online «The Verge» e su «Wired». Da allora le illustrazioni di una Svezia anni Ottanta, popolata di macchine dal design insieme avveniristico e decrepito sono diventate un cult.
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