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[BLOGTOUR] Cerchio II: I Lussuriosi nell'Inferno Dantesco

Aggiornamento: 18 set 2020


Buongiorno lettori!

Sono infinitamente felice di poter parlarvi e portarvi con me, proprio come detto nella presentazione, del secondo cerchio dopo il primo cerchio, quello del Limbo, trattato da Michela de La stanza dei libri. Non vi dice nulla? Forse è uno dei canti più famosi, che spesso viene subito in mente pensando all'Inferno Dantesco: il decimo canto, quello dedicato ai lussuriosi. Sin dai tempi del liceo ho sentito un legame con questo cerchio, l'ho sentito così umano, così vivo, forte esattamente come la forza dell'amore provato dai dannati di questo canto.


Ma iniziamo subito!


Ringrazio la casa editrice per avermi omaggiata di questo titolo e La stanza dei libri, organizzatrice dell'evento in mia compagnia.

Titolo: Inferno

Autore: Dante Alighieri

Casa editrice: Mondadori

Commento: Franco Nembrini

Illustrazioni: Gabriele Dell'Otto

Prefazione: Alessandro D'Avenia

Pagine: 704

Data di uscita: 19/05/2020

Prezzo: €28,00











Franco Nembrini, da anni, tiene per tutta l’Italia un ciclo di lezioni su Dante e la Commedia. Alla fine di uno di questi incontri, a Roma, Nembrini è stato avvicinato da un ragazzo che gli ha detto che le sue parole gli avevano cambiato la vita. Questo ragazzo era Gabriele Dell’Otto, uno dei più importanti disegnatori del mondo, artista di punta delle due grandi casi editrici americane di supereroi, Marvel e DC. È nato così un progetto che è anche un sogno. Rivestire la Divina Commedia per portarla al grande pubblico, nel millennio che è appena iniziato. Dopo l’introduzione di Alessandro D’Avenia, ogni canto ha un’introduzione alla lettura scritta da Nembrini, il testo originale di Dante e, a fronte, una parafrasi in italiano contemporaneo, e una riproduzione delle meravigliose tavole di Gabriele Dell’Otto che illustrano il contenuto del canto.

Un grande progetto, che continuerà, ovviamente, con Purgatorio e Paradiso.


Dante e Virgilio, dopo aver transitato presso il cerchio dei non battezzati, incontrano sul loro cammino Minosse che si trova a guardia del secondo cerchio infernale, quello dei lussuriosi. Questo girone, dalla circonferenza minore rispetto a quello precedente ma dal dolore visibilmente maggiore, tanto da sentirne le urla disperate, si presenta come un luogo privo di luce e con una fortissima corrente d'aria, una bufera letteralmente infernale, che trascina con sé le anime senza fermarsi mai. Dante, curioso di sapere chi realmente fossero coloro le cui urla percuotono l'intero cerchio, fa subito la conoscenza di Semiramide, Didone e Cleopatra; ancora vengono citati Elena, Achille, Paride e Tristano. Così, desideroso di poter parlare con qualcuno dei dannati, chiede consiglio a Virgilio e, quest'ultimo, gli consigliò di pregare così da poter permettere a un'anima intrappolata nella bufera di potersi fermare e parlare con lo scrittore.

Così fanno la loro comparsa Paolo e Francesca che, con evidente sofferenza, confessa come nonostante tutto il suo amore per il suo amato sia forte e cristallino. Dante, quindi, chiede il motivo per il quale Francesca fosse stata condannata a questa disperata esistenza e lei, facendo presente di quanto non c'è cosa più dolorosa di ricordare la felicità in un momento di completa infelicità, racconta di come lei e il suo amato hanno ceduto alla passione e all'amore, senza alcuna via di scampo.

Dante, sorpreso e colmo di pietà, si accascia svenendo.


Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.

(V 103-105)


Chi non ha mai sentito questa famosissima frase di Francesca?

Come accennato, ho adorato studiare l'Inferno da ragazzina ma, in particolar modo, questo canto. Sì perché, da brava persona romantica ho sempre creduto fortemente che l'amore è ciò che muove il mondo, che spinge le persone a compiere incredibili e belle follie, a generare nuova vita o, ancora, amare senza vergognarsi del proprio orientamento sessuale.

In questo canto ci vengono presentate diversissime forme d'amore, alcune più o meno deleterie, e vorrei analizzarle con voi.



Prima di tutti ci viene presentata Semiramide, leggendaria figlia degli Assiri, colpevole di aver intrapreso una relazione con il figlio e aver reso l'incesto legale.


Poi incontriamo un personaggio che mi ha colpita molto durante la lettura dell'Eneide: sto parlando di Didone; costei infatti si innamorò perdutamente di Enea quando quest'ultimo si rifugiò a Cartagine, regno della donna. La regina giurò sulla tomba di Sicheo, defunto marito, che non avrebbe amato altro uomo al di fuori di Enea; quando quest'ultimo dovette riprendere il proprio viaggio improvvisamente perché costretto dal Fato, Didone, disperata, decise di porre fine alla propria vita con la spada di Enea stesso, chiedendo al suo popolo di vendicarla.

L'amore, folle e immenso, lascia cadere in disperazione la donna tanto da portarla a togliersi la vita: lo stesso amore che Didone sente scivolare via dalle mani appena saputo della partenza di Enea.


Successivamente viene nominata la famosissima Cleopatra: ultima sovrana della dinastia tolemaica, viene collocata nel giro dei lussuriosi per aver dapprima avuto rapporti incestuosi con i propri fratelli, poi per essersi tolta la vita dopo aver sedotto Giulio Cesare e Marco Antonio.


Infine, ma non per importanza, troviamo la coppia più famosa e soprattutto riconducibile al cerchio trattato: Paolo e Francesca. E' la donna che prende parola, protagonista di uno scandalo di fine Duecento: figlia del signore di Ravenna e moglie di Gianciotto Malatesta, fu uccisa da quest'ultimo per essersi segretamente e perdutamente innamorata del fratello del marito, Paolo.

"Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse" è una frase molto famosa e che forse vi capita di sentire talvolta: si riferisce al fatto che è stata quasi colpa del libro se Paolo e Francesca, mentre leggevano dell'amore tra Lancillotto e Ginevra, sancirono l'inizio della loro passione con un bacio.


Ciò che forse può saltare all'occhio è come l'amore, folle e imprevedibile, sia stata quasi la causa della morte e della dannazione eterna di queste anime: in realtà Francesca stessa, secondo i versi che vi ho citato prima, fa presente al poeta e al suo accompagnatore come, nonostante la sofferenza del momento ripensando ai momenti felici, nonostante la tragica fine, l'amore che il suo cuore prova per Paolo non l'abbandona nonostante la punizione eterna.

L'introduzione di diverse forme di amore, più o meno deleterie a seconda dei casi, comunque mi riporta al primo pensiero che vi ho esposto: l'amore è la forza motrice del mondo, che sia verso una persona dello stesso sesso o del sesso opposto, verso la propria famiglia o verso chi ci sta vicino. Sicuramente il voler bene a qualcuno e volere il meglio per quella persona è una forma di amore che fa bene al cuore di ognuno di noi.


Questo cerchio è importante anche per il viaggio di Dante stesso: egli infatti, proprio qui, inizia la propria redenzione. E' straziato, colmo di pena tanto da svenire ma ormai consapevole come, per lo stupore di Dante, l'amore presenti una tentazione; l'attrazione innocente e l'amore si trasformino in un peccato degno dell'Inferno. Alla domanda di Virgilio, il poeta rivela una parte dei suoi pensieri: forse dubbioso che sia colpa dell'adulterio, ma non per il gesto in se quanto per il venir meno a determinati preconcetti morali; nonostante questo e nonostante il poeta collochi Paolo e Francesca in questo cerchio, è impossibile non provare pena per i due amanti e compiangerne la nefasta fine.


Ma l'amore è tentazione ed è tutta colpa dell'adulterio?

Vorrei discostarmi un attimo in vostra compagnia da quello che è il viaggio di Dante per aprire una piccola parentesi sull'adulterio: in questo cerchio vi sono vari personaggi, più o meno importanti, che hanno tradito la propria metà a causa di un sentimento superiore e che va oltre a quella che è la morale: la passione. Tolto che, personalmente, sia tremendamente sbagliato perché basta porre fine a una relazione per viverne serenamente una nuova, non ho potuto fare a meno che adorare, ad esempio, Paolo e Francesca.


L'adulterio come viene punito oggi?

Nell'antica società romana l'adulterio della moglie veniva irrimediabilmente punito con la pena di morte.

Ora direte voi "siamo nel 2020, non sarà di certo così!". E invece...

Certo, nel mondo che noi conosciamo in caso di adulterio non ha importanza se è commesso da un uomo o una donna, è un gesto che comporta una separazione, legale o meno a seconda che i due siano sposati o no, ove la colpa ricade sul fedifrago a prescindere dal suo sesso. Questo, però, almeno da una cinquantina di anni a questa parte visto che nel 1930 era in vigore una legge secondo cui una donna fedifraga veniva reclusa fino a due anni in caso di relazione adulterina.

Solo spostandoci un po' più verso Oriente possiamo venire a conoscenza di una realtà alla quale io stessa stento sinceramente a credere.

Prendiamo l'Islam: in questa religione l’adulterio è un peccato gravissimo, punibile con la pena di morte a mezzo della fustigazione. I riferimenti alla legge islamica sono da ricercare nel Corano, libro sacro musulmano che riporta le parole di Allah e Maometto.

Non vi è alcuna evoluzione nel tempo, quella che vi ho appena detto è la situazione attuale.

Ebbene sì, la pena di morte in caso di infedeltà della moglie è ancora in vigore: nel caso in cui non lo prevede l'ordinamento giuridico nazionale ufficiale, spesso sono i tribunali locali ad emettere la sentenza.

Secondo la legge per avere prova certa del tradimento, dovranno essere consultati quattro testimoni concordi.

Sebbene siano previste le stesse pene per uomini e donne adulteri, di fatto vengono lapidate quasi solo donne. La lapidazione viene praticata con l'uomo interrato fino alla vita, e con la donna fino al petto; vengono scelte e scagliate pietre sia non troppo piccole cosi da non risultare innocue e sia non troppo grandi così da non abbreviare la sofferenza della condannata.


Vorrei fare anche un altro breve focus su uno degli argomenti trattati...

Si parla, infatti, di incesto. Questo canto mi ha permesso di ricordare e riprendere in mano i miei appunti presi per l'esame di psicologia: mi è subito venuto in mente il complesso di Edipo ed Elettra... ma soprattutto quello di Giocasta, che riprende il peccato per cui vi è una condanna eterna per il personaggio di Semiramide.


Per chi non ricordasse di cosa trattano...

Il complesso di Edipo si riferisce, infatti, al concetto sviluppato da Sigmund Freud, che poi ispirò Carl Gustav Jung, per spiegare la maturazione che avviene in un bambino che si identifica col genitore dello stesso sesso e il desiderio in quello del sesso opposto.

Si rifà al mito greco di Edipo che, inconsapevolmente uccise suo padre Laio e sposò sua madre Giocasta.

Lo stesso Jung sviluppa l'analogo femminile di Edipo, Elettra: tale complesso si riferisce al desiderio della bambina di possedere il padre ed entrare in competizione con la madre per il possesso del genitore in questione.

Infine, ma non per importanza, abbiamo il complesso di Giocasta: è il desiderio di natura sessuale e incestuoso di una madre nei confronti del proprio figlio.


Vi ringrazio per aver proseguito il viaggio con me e vi rimando sul blog di Beatrice di Eynys Paolini Books per parlarvi del cerchio dei Golosi!


Alla prossima,

Federica.



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